martedì 23 febbraio 2010

Iperlassismi

Percepisco una punta di disappunto nel mio notare come questo blog, che avrebbe dovuto segnare nel tempo gli istanti da conservare per poi raccontarli con ancora i colori intatti e vividi, condividerli insomma, riscoprirmi, stia inesorabilmente scivolando verso un lassismo da cui momentaneamente non appaio capace di evadere.

E forse a spingermi a scrivere sono le note del Vortice dei MK su cui mi sto sintonizzando, forse l'imminente 13 Aprile che potrebbe offrirmi una clamorosa Second Way per tracciare una nuova vita professionale e geograficosociale. Oppure è più probabilmente quell'aria di primavera imminente, che annuso a pieni polmoni mentre inalo tiri di John Player, Marzo che è per me tradizionalmente periodo favorevole per slatentizzare una ciclotimia che mi porto dentro sin da bambino.

Fino a pochi giorni fa ero a Roma, a specchiarmi in un Tevere su cui si riflettevano le luci della Città Eterna. Una melodiana suonava una delle versione di Con te partirò che sarebbe stata molto più degna di altre, attorno a me sciamava lo scorrere delle persone. Era un piacevole turbine, di suoni e di voci e di idiomi. Mi fermavo, seduto su una micropanchina con la mia compagna di viaggio a parlare Catalano con un gruppo di olandesi, tutto intorno il vociare, i sorrisi, le birre, le canzoni, le persone sedute sui gradini portavano alla mia mente ricordi di Primo Maggio, di un viaggio in treno senza mezze pretese, avevo appena letto Due di Due, ci fermammo davanti all'unico vagone che era lì per noi; dentro, due ragazze leggevano Dylan Dog. Fermiamoci qui, pensai. il resto è storia di un mese surreale, che generò un erasmus surreale, una vita surreale.

Ed è proprio dal centro delle secche che mi chedo quale sia la strada. Fermarmi e lottare per cambiare qualcosa qui dove sono ora, o racchiudere il mio mondo in una valigia e dedicarmi all'ennesima incompiuta della mia vita, partire col mio paquete de sueños debajo el brazo, en busca de la locura, de la tristeza, de la alegria, de el surrealismo, de los arrepientimentos, de el amor, de la felicidad.

Non ho mai smesso di pensare a questa pagina, ho trovato scuse francamente ridicole per non aggiornarla. L'ho fatto su un foglio di corvi volanti, nel centro di un albergo iperlussuoso mentre attorno a me i più grandi psichiatri italiani disegnavano sapienti linee guida.
E gli appunti che disegnavo sul foglio recitavano cosí

-Il meraviglioso mondo della Pediatria
-La festa delle Medie a cui non sono andato mai
-Conversazioni surrealiste, parte ennesima: e sembrava di stare in un film di Muccino
-Il burnout attraverso lo specchio, ovvero, la giusta dimensione
-Telematica Decadenza
-La Primavera di Roma

Questi erano probabilmente gli interventi, i ricordi che avrei dovuto scrivere, e che rimarranno perlomeno in forma nominale, per non dimenticare.

Ed io vorrei soltanto riprendere a scorrere in maniera poco placida, in vortici di cui non vedo la fine ma di cui sento la realtá. Forse devo soltanto cambiare strada, saltare nel buio, ricominciare da zero, ancora una volta, altrove. Forse devo soltanto aspettare la Primavera, e i viraggi ipomaniacali che ne conseguono. Forse devo soltanto tornarmene a Roma, a Figline, a Milano, in tutti quei posti che mi hanno regalato un'emozione autentica. O forse devo soltanto aprirmi e fidarmi, come mi ha consigliato il mio migliore amico.

O forse devo soltanto accettare tutto questo, perchê es lo que hay, e da qualche parte mi condurrá.

Non lo so.

Nel dubbio ho posto tutte queste domande ad un cucciolo. Tremava, abbracciato alle mie mani, mi ha ascoltato. Ha aperto gli occhi, ha detto "Miu".

Confesso di non aver capito bene cosa intendesse dire.